
Quando la paura fa 90
Articolo della nostra dott.ssa Serena Lepore, psicologa e psicoterapeuta sistemica familiare, che spiega in modo conciso ed efficace quanto l'ansia (se troppa) sia una nostra nemica e come intervenire per non restarne vittime inconsapevoli.
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5),
l'ansia è uno stato caratterizzato da una sensazione di paura non connessa ad
uno stimolo specifico e si manifesta con una iperattività del sistema nervoso
autonomo.
In realtà, l'attivazione provocata dall'ansia ha anche un significato adattivo, è
un segnale d'allarme che attira la nostra attenzione su un pericolo, così che
possiamo affrontarlo al meglio.
Sarebbe assurdo non avere paura di fronte ad un animale feroce in libertà!
La paura ci permette di scappare (fuga) o di reagire (attacco) a seconda delle
condizioni in cui ci si trova.
Diventa disadattiva nel momento in cui la paura si scatena troppo spesso, cioè
quando stiamo sempre all'erta, pronti a scattare per un nonnulla, e quando
rischia di degenerare in panico incontrollabile.
Chi soffre di ansia si sente spesso in balia delle proprie emozioni, dei propri
pensieri e incapace di riuscire a riprendere il controllo della propria vita, tanto
da poter diventare una condizione invalidante e compromettere il normale
svolgimento di attività come lavoro, studio, svago, relazioni sociali e
sentimentali.
Non sempre le soluzioni fai da te adottate funzionano; anzi, spesso, non fanno
che perpetuare quello stato di malessere, tanto che ci si convince di non
poterne uscire; ecco perché è importante rivolgersi ad un professionista, come
uno psicologo o uno psicoterapeuta.
La terapia, in particolare quella sistemico-relazionale, non si concentra tanto
sul sintomo, quanto sulle situazioni relazionali che lo hanno provocato.
Le persone che soffrono di ansia, solitamente, presentano una predisposizione
genetica, a cui vanno ad aggiungersi episodi di vita con una portata traumatica
per il soggetto.
Anche lo stile educativo dei genitori può contribuire a generare ansia, magari
sono loro i primi ad essere ansiosi e a cercare di tutelare in tutto e per tutto il
proprio figlio, favorendo così una scarsa autonomia e indipendenza.
Non si parla mai di colpe, perché generalmente i genitori cercano di fare il meglio per i propri
figli, ma sicuramente intervenire sulle relazioni familiari, che possono essere
fonte di conflitti e di malessere, rappresenta un valido aiuto per il paziente
ansioso, il quale comincia anche a darsi una spiegazione rispetto ai propri modi
di reagire agli eventi della vita e ad imparare a gestirli in modo diverso.
Dott.ssa Serena Lepore, PsicologON