Covid e Nuovi Media: accattivanti rifugi mentali 

03.03.2021

Disamina chiara e strutturata del Prof. Giovanni Tagliaferro, curatore scientifico di PsicologON, in cui si indagano dinamiche conflittuali e fragili nel rapporto genitori-figli durante la pandemia,  gli strumenti tecnologici e la loro rappresentazione psicologica oltre che i fattori di rischio e di protezione degli adolescenti "pandemici".



L'emergenza Covid-19 e tutte le restrizioni messe in atto per contenere la pandemia hanno colpito, su scala mondiale, tutti a più livelli. Improvvisamente ci siamo trovati a dover fare i conti con una realtà cocente e dimenticata dalla società Moderna, che si è manifestata come un fulmine a ciel sereno, ricordando all'essere umano la sua finitezza e l'impossibilità per quanto ci proviamo di avere tutto sotto controllo . Immediatamente la comunità scientifica e psicologica si è mossa prevedendo il forte impatto emotivo e sociale che una situazione di tale portata poteva avere su ogni individuo. Molti sono stati i professionisti in questo campo ad essersi focalizzati su una fascia già particolarmente "fragile", quale l' adolescenza, in cui i ragazzi si sono ritrovati nel pieno di una fase di sviluppo già complessa e intrinseca di cambiamenti a doversi scontrare con una realtà fatta d iulteriori mutamenti, nuovi scenari e prospettive, presenti e futuri. Adolescenza deriva dal verbo adolescere, ossia crescere, proprio perché è un percorso di mutazione e sviluppo: questi naturali cambiamenti nel contesto Covid 19 vengono amplificati ed esasperati dall'isolamento forzato e dall'obbligo di dover modificare le proprie routine quotidiane,come può essere semplicemente andare a scuola o passare del tempo con i propri compagni. Tra quarantena forzata e l'aumento del tempo con la propria famiglia dovuta ad una convivenza costretta, gli adolescenti si sono ritrovati, nel pieno del loro tumulto, a dover fronteggiare realtà prima poco conosciute, come limiti imposti, vincoli, regole rigide e situazioni familiari dalle quali in precedenza era più facile sfuggire, come conflitti all'interno del sistema o la condizione economica dei propri genitori. In questo senso l'impatto con il Covid 19 ha particolarmente messo a rischio la salute psicofisica dei nostri adolescenti, esacerbando alcuni aspetti e dinamiche intrinseche alla fase adolescenziale, rendendo più difficile quei passaggi essenziali, come la socializzazione con il gruppo dei pari, la separazione dalla famiglia, lo sviluppo della propria identità e facendo emergere in modo evidente l'incertezza, la fragilità e l'instabilità dei nostri ragazzi. Interessante in questo senso l'indagine sull'impatto psicologico della pandemia Covid-19 nelle famiglie italiane promossa dall'Irccs Giannina Gaslini di Genova guidata dal neurologo Lino Nobili, che dirige il dipartimento di Neuropsichiatria infantile dell'istituto, i risultati sono presenti anche sul sito del Ministero della salute . Al questionario che è stato sottoposto in forma anonima hanno aderito 6800 soggetti, e quasi la metà con figli minorenni a carico. La ricerca effettuata nelle prime settimane di lockdown ha evidenziato come bambini e ragazzi nella fascia d'età tra i 6 e 18 anni presentassero una significativa alterazione del ritmo del sonno , senso di ansia e soffocamento,oltre che irritabilità e cambiamento del tono dell'umore. Un ulteriore dato importante emerso riguarda la correlazione tra il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali messi in atto dai ragazzi e il grado di malessere dei genitori.  In questo contesto è doveroso affermare che la capacità di padroneggiare gli strumenti tecnologici e il virtuale, che nel periodo della pandemia hanno preso ancora più piede, abbia permesso agli di adattarsi più velocemente, rispetto agli adulti, alle relazioni a distanza, a studiare e informarsi tramite questi dispositivi, sulla scia delle barriere fisiche imposte dalla pandemia. Tuttavia da tempo la comunità scientifica studia ed è a conoscenza dei rischi del virtuale, e nonostante nel periodo delle costrizioni e del distanziamento sociale siano importanti mezzi di comunicazione, è proprio in questo contesto che rischiano di diventare gli unici alleati e l'unica "realtà" possibile per gli adolescenti. La mancanza di poter arricchire l'esperienza con altro li rende sostituti ancora più potenti e legittimati della realtà, esponendo ancora di più gli adolescenti a grandi rischi circa il loro percorso di crescita.

Ormai il massiccio sviluppo dei Nuovi Media ha modificato il modo attraverso il quale gli adolescenti interagiscono e scambiano informazioni con l'altro. Tali strumenti sembrano infatti essere diventati forti compagni del bisogno di fuggire dalla complessità della realtà e la possibilità di agire senza quei limiti spazio temporali dettati dal reale amplificano in un certo senso il bisogno di avere il controllo onnipotente degli eventi fisici, naturali e relazionali. Oggi siamo sempre più consapevoli che gli adolescenti rischiano di sprofondare nelle oceaniche solitudini del virtuale dove, a lenire la loro perdizione, sovviene in aiuto il socializzare in un "vicinato digitale", in cui lo spazio fisico è irrilevante e il tempo simultaneo. Il consumo in comune di un "mezzo" quale esso sia (internet, video-giochi, chat, blog, telefoni cellulari, moltiplicazione dei canali tv, ecc.), rende i nostri ragazzi solo spettatori e non partecipi di un'esperienza profondamente e ampiamente condivisa. Così vediamo menti tenere e in sviluppo, diventare annacquate da un pensare comune e omologante sempre più presente e potente rispetto che in passato. Dunque, la parola esperienza viene sostituita da rappresentazione. I Media violano l'intimità di ognuno. Il giovane è seduto e la visione del mondo gli gira attorno, mentre gli avvenimenti entrano prepotentemente in casa sua senza chiedere il permesso. Invasi da una carrellata d'informazioni e immagini, perde l'orientamento ed a ciò che scorre velocemente conferisce un significato soggettivo proprio, costruito nella fantasia e privo di un confronto con il reale. In questo senso il virtuale non permette di elaborarle e tradurle in vissuto esperienziale. Nel periodo dell'adolescenza, è necessario acquisire la differenza tra realtà e sogno, immaginazione e desiderio e di certo il virtuale non facilita questo passaggio. Nel momento in cui tale acquisizione ritarda la sua comparsa protraendosi oltre l'età dell'adolescenza il soggetto è esposto al rischio di trovarsi impreparato all'arrivo della maturità sociale La fuga da una crescita emotiva sana atrofizza i sentimenti estraniandoli da ogni partecipazione viva verso gli eventi della vita. Così, oggi si fa strada la società degli "sfiorati", coloro che non vengono toccati da nessuno e da nulla, intendo nel profondo. Nonostante l'indifferenza, un segnale di forte disagio emerge comunque. I giovani urlano il loro bisogno di essere amati e accettati e in particolar modo "contenuti" da una figura paterna, oggi assente.


La qualità della "funzione paterna", l'esperienza della relazione con il padre è, fin dalle fasi
precoci dello sviluppo, un'importante elemento che orienta questo processo di crescita, può facilitarlo o comprometterlo pesantemente. Se le proiezioni del padre diventano compatibili con le proiezioni del bambino reale, ora veicolo di timore e non più come un tempo di sogni e di idealizzazioni, allora la funzione paterna si esplica adeguatamente. Quando siamo in presenza di una "funzione paterna" efficace, l'adolescente può nutrirsi di esperienze significative per realizzare una "identificazione differenziante" rispetto all'identificazione primaria con la madre, proponendosi come snodo, in grado di facilitare il superamento delle angosce di separazione (Winnicott D., 1963 cit. in DiSanto, 2008, 6-7). Resnik (1995) definisce il padre come "spina dorsale" che dà compattezza alla madre e al bambino, li mette in grado di muoversi autonomamente, di emergere dalla relazione simbiotica e di inserirsi all'interno di una comunicazione triangolare (Ibid. 6). Sovente questo grido prende la strada dell'altrove, della devianza dal sentiero della propria vita, la fragilità prende il posto della forza d'animo e il sentimento viene meno. Pertanto, mentre l'analfabetismo emotivo è imperante, non si è più in grado di verbalizzare le emozioni e di viverle perché stritolati da questa società. Sembra così che tra figli e padri gli sguardi si incontrino solo per evitarsi. Il giovane necessita al suo fianco una guida autorevole che dìa fiducia e che sappia contenere le frustrazioni vissute. Non dimentichiamo che nell'adolescenza, la costruzione di una nuova identità avviene tramite il superamento del processo di separazione e differenziazione dalle figure genitoriali che per realizzarsi necessita di un certo grado di frustrazione e nel contempo di un sostegno sicuro da parte degli adulti, inteso come ricerca di stabilità, solidità ed autorevolezza.
Relazioni poco soddisfacenti con le figure genitoriali espongono l'adolescente all'angoscia della perdita e della separazione, quali cause dello sviluppo di condotte dipendenti in difesa di una reale una dipendenza affettiva percepita come minaccia (Ammanniti, 2002, 388).
In conclusione possiamo dire che l'emergenza Covid 19 ha e sta esasperando le fragilità dei nostri adolescenti, esponendoli maggiormente ad una particolare vulnerabilità e alle difficoltà nel confrontarsi con il mondo degli adulti, con il mondo reale. In questo senso i social, le chat, il virtuale diventano una facile via di fuga, in cui rifugiarsi, evadere, un modo per esorcizzare la paura ed allontanare le preoccupazioni. Per molti l'assenza di una routine quotidiana si è trasformata in un isolamento disfunzionale e il fuggire la noia tramite il mondo virtuale ne ha amplificato il senso di vuoto. E' pur vero che se i nostri giovani si trovano oggi ad essere così impreparati ad affrontare il mondo e le sfide a cui la vita sottopone ognuno di noi, ad essere così privi di autocontrollo e insofferenti alle limitazioni e alle regole, la responsabilità è anche degli adulti. I ragazzi di oggi sono il frutto di un'educazione traballante, basata sul "tutto e subito", in cui la missione dei genitori sembra essere quella di soddisfare ogni richiesta e ogni bisogno immediatamente, evitando qualsiasi frustrazione. Crescere "felici" e iperprotetti, con genitori che si sforzano di eliminare qualsiasi ostacolo sul loro percorso per non farli soffrire, porta questi ragazzi a perdersi il bello di maturare e sviluppare quelle capacità indispensabili per fronteggiare le normali difficoltà della loro età e della vita. Lo stato emergenziale si, ha fatto emergere e ha amplificato diverse problematiche, ma allo stesso tempo ha portato alla luce un'importante fattore: il bisogno degli adolescenti di sperimentare e vivere una relazione autentica con i propri genitori, basata sulla comprensione e la condivisione.
In questo senso la pandemia può risultare una grande occasione per i genitori di riscattarsi, di riappropriarsi del proprio ruolo, di ritornare ad essere punto di riferimento, di riscoprire i propri figli e il dialogo con loro. La famiglia in questo contesto è e può diventare un grande fattore protettivo e una potente risorsa rispetto alle problematiche vissute oggi dagli adolescenti


Prof. Giovanni Tagliaferro, Psicopatologia delle dipendenze.

Curatore scientifico PsicologON